lunedì 9 agosto 2010

Un posto per ridere, un posto per piangere. E' tutto a posto.

Dicono che le cose più belle nascano dalla disperazione.

Dicono, ma senza dubbio lo sanno proprio. Tutte le cose più forti, le storie che fanno sognare... hai presente divorare la carta, gli occhi, bulbi impazziti si muovono su e giù per la pagina e mangiano come, si pappano tutte le parole una ad una fino al gesto automatico del girare pagina, l'atto sicuro e confortante di chi ti aiuta con lo spartito mentre suoni e hai le mani impegnate.

Tutto quello che emoziona tiene impegnati gli occhi.

Tutto ciò che ti accende, che ti fa sognare, nasce dalla disperazione. Dalla sofferenza, dal tedio, dai fazzoletti snarocchiati impilati in una sindrome di raffreddamento quasi premestruale.

Cimiteri di Kleenex. Carte strappate. Porte sbattute.

Dicono che più soffri e stai male e ti dai e ne prendi, più la mente partorisca le più belle storie di tutti i tempi, come le collezioni dei cd che trovi la notte nelle televendite.

Che abbiano ragione? Possibilissimo.

Non è discutibile la forza riparatrice della foga dello scrivere, il flusso liscio che ti porta a spiegare le tue storie, apparecchiarle a festa e disporre le lettere e le parole su tovaglie a quadretti fresche di bucato lasciate asciugare al sole.

E' innegabile la serenità che pervade il tuo essere dopo che ti sei liberato dall'angoscia di un peso grosso, intricato, negativo.

Ma le storie che ti abbracciano nascono anche dal disordine, dai letti sfatti delle nostre notti insonni.
Dalla merda, spesso.

Molte cose belle nascono dalla merda, e forse questa è una di quelle.

Una storia di merda.

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