mercoledì 25 agosto 2010

Il giardino delle Vergini Suicide. Una colazione sull'erba finita un po' male.




Umore consigliato: ispirato, non particolarmente malinconico. A seconda dei casi clinici, può esorcizzare la paranoia.
Vino: Cabernet rosso come el sangre.

http://www.monova.org/torrent/2142544/Il_giardino_delle_vergini_suicide_%28XviD_-_ITA%29%28tntvillage.org%29.html


And the winner is... Il giardino delle vergini suicide, scritto e diretto magistralmente dall'immensa Sofia Coppola nel 1999. Sinceramente, avrei preferito che dal mio umile sondaggetto uscisse vincitore Paz, più sovversivo, più sporco, più Bologna, più rosso... ma mi congratulo lo stesso con le 4 anime pie che hanno decretato la vittoria del Giardino funesto, 4 anime spostate, 4 anime fatate, 4 anime fatte, 4 anime mie amiche.. perchè questo film, gente, è uno dei miei preferiti e dei migliori che siano mai stati girati.


Ambientato nel 1974, in quel di Detroit, in una società ipocrita e perbenista, nonchè bacchettona, la trama di per sè non mostra particolare ingeno: la peculiarità del film è il "come" l'intreccio si snodi tra immagini e poesia fotogramma dopo fotogramma, silenzio dopo nota musicale, sorriso ammiccante e furbetto di una Lux un poco lasciva che più che una vergine pare una ninfa traboccante di sensualità. Like a virgin, touch for the very first time. Mah, chissà. Chissà dopo, allora. Kirsten Dunst senza dubbio è di un fascino lezioso e conturbante... i suoi capelli d'oro sfuggono a qualsiasi regola come fili preziosi di scacciaspiriti al vento.

I nomi dei suoi amori scritti sulle mutandine copulano con il tessuto quasi urlando.. con tenerezza.
La prima ad andarsene è Cecilia. "Evidentemente, dottore, lei non è mai stato una ragazzina di 13 anni".

Passo dopo passo ci si accorge come queste 4 fanciulle, Parche di se stesse, siano confinate in inferni trasformati da eden, tra festini patetici con punch analcolici, imposizioni, frustate emotivamente e frustrate nell'anima .. proprio quando l'adolescenza chiede ribellione per forza, cioè bisogna farsi del male per crescere.
Il giardino dagli olmi malati è un presagio di morte che invade tutto il film.

Le scritte da Smemoranda che aiutano la narrazione rimandano al chiacchierare sotto i banchi di scuola, alle sigarette fumate in 4 dentro al bagno al cambio dell'ora.




La fotografia è superba: ogni momento è uno scorcio d'arte, un quadro come le vie di Bologna quando ti perdi in autunno, le fanciulle sembrano Olympie di Manet, sdraiate su colazioni sull'erba .. con quello sguardo ammiccante e birichino, nude, eteree, di una grazia infinita. Visionario, tempestato di madonne e santini, letterine scritte con la penna colorata che profuma.. quella dei missili che potevi scegliere la tinta con un click... unicorni, tramonti, shorts, tiramolle rosa, seduzione soffusa sempre palpitante.

Ma il giardino delle vergini suicide è un film allo stesso tempo rock. Molto rock. La colonna sonora è un qualcosa di celestiale, prodotta dagli Air. Trip è rock, e anche un po' stronzo. Un po' tanto. I Kiss bruciati sono una sberla a mano aperta. Superalcolico alla pesca, le ragazze lo adorano.

La Turner è divina.
"Nella nostra casa non mancava l'amore, c'era tutto l'amore necessario. Non sono mai riuscita a spiegarmelo".

Per spiegarlo alla Tondelli:

i "Trip", gli amori buchi e le paranoie di una vita in provincia".

Mezza vita, in questo caso, anzi, un quarto. Un quartino di vino rosso da gustare piano piano.. una satira nera, caustica, dolce, carezzevole, spietata, pastello, porneggiante con classe.

Questo è The Virgin Suicides.












martedì 24 agosto 2010

domenica 15 agosto 2010

Waiting for un MAH.


Sono qui che aspetto.

Appoggio il mio corpo e i miei gomiti e lentamente attendo.

Attendo guardando, schiacciata come una schiacciatina al rosmarino, molto buona e friabile, di quelle che ti prendevi a scuola dalla paninara alla ricreazione.

Che bei tempi quelli della paninara.

La paninara con l'esistenza amara, qualla che poretta aveva un occhio semichiuso e non si sa perchè, tante fantasie sono state fatte su questo occhio un po' aperto e un po' no. Mah.

Un grandissimo MAH si eleva su di me in questo momento, un punto interrogativo più grande di me, e non ci vuole molto.

Dicono che Nietzsche abbia salvato la sua vista cominciando a scrivere con la macchina da scrivere, appunto.
E io qui cerco di guardare solo la tastiera scrivendo con gli occhi chiusi.

Ma questo MAH è presente anche se non guardo, aleggia in me come una nuvola incazzata che spara solo pioggia.

MAH che è molto diverso da un BOH.

Molto più meno adolescienziale.

La paninara con la schiacciatina, si così mi sento, mentre guardo la gente che spinge e si fa sempre più totalizzante, più alta e più grossa di me mi spinge e ci scappa forse un bambino in questa mischia di aliti e sudore, e braccia che si dimenano con in mano pezzi di carta dai più svariati colori.

Sempre qui, sola con in mano la mia monetina da juke bok, e attendo con rispetto e perseveranza il mio momento, l'istante in cui anch'io avrò la mia stella che mi proteggerà, il mio posto al sole, la mia tanto ricercata tenerezza.

Mi faccio forza perchè la pazienza è la virtù dei forti, e penso a cosa ho fatto nella giornata, penso a quello che mi aspetta fuori e strafuori, rifletto su cosa potrò creare e costruire. Tante cose al mondo puoi fare, ma la Tassoni.. no, dai.

E guardo la gente che passa e prende il mio posto. Tante persone vorrebbero e hanno cercato di prendere il tuo posto, ma i cazzi miei li racconto solo a te. Cazzate.

Tengo a freno i miei nervi e faccio yoga, respirando forte, con l'ansia che va piano piano confondendosi con il supporto a cui sono appoggiata.

Tanto tra un po' tocca a me, dai.

Credici.

Come la Morte che arriva e ti travolge, ora sono sicura che travolgerà anche a me la sperata speranza di essere più alta, o almeno con dei tacchi più alti o una spiccata maleducazione che in certi momenti ci sta.

Aspetto, e guardo passare le anime morte, i cadaveri alleggeriti sulla spuma del fiume che osservo attenta mente si, attenta e dopo alcuni spazi, mente.

Sono qui.

Ci sono e penso fantasticando.

Sono qui che aspetto una cosa al bancone del bar.

giovedì 12 agosto 2010

I depliants dei supermercati e la carta da culo.


Può essere un'autentica passione e diventare una mania.
Del senso che appena torni a casa guardi nella buca della posta se ce n'è.. e se intravedi delle carte colorate hai già un mezzo sorriso ebete stampato sulla faccia.

Prendi tutti velocemente, Esselunga, Coop, Margherita (che poi sarebbe la Conad), Plenty Market, Metà, insomma ogni buco fa trincea e ogni cuore fa capanna.

E ogni occasione è giusta per collezionarli, loro, i depliant con le offerte dei supermercati.

Veloce sali le scale, apri la porta e non saluti nessuno ( tanto saranno tutti fuori o a letto ) e cominci ad organizzare l'atto supremo, il momento di riconciliazione con le tue tasche e gli ultimi centesimi che ti restano. Il ballo delle monetine rosse, povere quelle, un pochetto arruginite che nessuno non se le caga. Ma se non ce le hai, dimenticati pure le sigarette.

Cominci a disporre tutto sul tavolo, stappi una birra, ma va bene anche un'aranciata fresca, e pianifichi la spesa del pomeriggio. Pianificare, organizzare, ottimizzare, questa è la Nuova Politica Economica, questa è la NEP, la mensa vicino a Belle Arti, il panino del pakistano che il pane è grosso come un materassino gonfiabile e il salame un po' demodè.

E provi anche una certa soddisfazione a spiegare la carta sul tavolo e girare le paginone, quasi ti senti che stai leggendo il Manifesto con un'aria un po' snob e il calzino bianco in vista... e invece stai semplicemente scoprendo con grande gaudio e un pizzico di onanismo, stai snocciolando le offerte settimanali del supermercato.

Un amore grande e incontaminato ti nasce nel petto appena scorgi il cagnolino labrador che zampetta felice su un prato rosa.. si!! La carta da culo in offerta! Non dovremo più pulirci il deretano con la carta fatta con la corteccia degli alberi! Questo si che si chiama risparmio, 10 rotoli ad uneuroesettanta... roba da matti.

Ed è subito pronta la spedizione per la carta da culo.

Continui a guardare con attenzione e con la tua penna spunti le offerte più interessanti, la pasta Voiello in sconto, si quella ci vuole che ci facciamo la cena sabato per l'esame di Margherita che è andato bene, il latte a metà prezzo che ne beviamo a taniche tanto da farci venire le fitte da latte per la storia della disintossicazione, il pane della Barilla a bauletto che con i punti ci facciamo il set dei piatti e la tovaglia che non ce l'abbiamo nemmeno, l'olio! Si, l'olio extravergine d'oliva che lo mettiamo perfino dentro al caffè.. il caffè... si dieci bottiglie di caffè e dieci pacchi di olio Monini.. e dieci cartoni di pane e dieci confezioni di latte, insomma prendiamo tutto.

Il bagnoschiuma della Dave che prima ci lavavamo con il sapone della mutua.
Che soddisfazione e che calore al cuore.

Si parte in pompa magna, si! Tutti a fare la spesa delle casalinghe ninfo/distrutte. Pronti? Via!

Ore 12.30

Cazzizzzzzimo cazzzo cazzuto. Non ci avevamo pensato.

Non c'è più un cazzizzzzimo cazzo cazzuto. Siamo state letteralmente fregate dalle massaie che la spesa la fanno alle nove. Ci sentiamo un po' sole. Un po' tristi. Un po' ammareggiate ci voltiamo come una marea e ci accingiamo a fare la solita spesa in bianco e nero.

Un tratto, un lampo, un guizzo, un sole all'improvviso.

Tante belle bottiglie luccicanti. Sono lì che ti guardano e ti sorridono amabili. Che belle, sirene ammaliatrici dei naviganti.. comprami comprami,comprami.. dammi una casa.. bisogno di tanto affetto.
Il vino è in offerta.

Bomba. Stasera cucino io, si chiamano un po' di amici buoni e fanculo alle offerte della carta da culo.
Tanto, non è tanto importante accettare. L'importante è condividere.

lunedì 9 agosto 2010

Un posto per ridere, un posto per piangere. E' tutto a posto.

Dicono che le cose più belle nascano dalla disperazione.

Dicono, ma senza dubbio lo sanno proprio. Tutte le cose più forti, le storie che fanno sognare... hai presente divorare la carta, gli occhi, bulbi impazziti si muovono su e giù per la pagina e mangiano come, si pappano tutte le parole una ad una fino al gesto automatico del girare pagina, l'atto sicuro e confortante di chi ti aiuta con lo spartito mentre suoni e hai le mani impegnate.

Tutto quello che emoziona tiene impegnati gli occhi.

Tutto ciò che ti accende, che ti fa sognare, nasce dalla disperazione. Dalla sofferenza, dal tedio, dai fazzoletti snarocchiati impilati in una sindrome di raffreddamento quasi premestruale.

Cimiteri di Kleenex. Carte strappate. Porte sbattute.

Dicono che più soffri e stai male e ti dai e ne prendi, più la mente partorisca le più belle storie di tutti i tempi, come le collezioni dei cd che trovi la notte nelle televendite.

Che abbiano ragione? Possibilissimo.

Non è discutibile la forza riparatrice della foga dello scrivere, il flusso liscio che ti porta a spiegare le tue storie, apparecchiarle a festa e disporre le lettere e le parole su tovaglie a quadretti fresche di bucato lasciate asciugare al sole.

E' innegabile la serenità che pervade il tuo essere dopo che ti sei liberato dall'angoscia di un peso grosso, intricato, negativo.

Ma le storie che ti abbracciano nascono anche dal disordine, dai letti sfatti delle nostre notti insonni.
Dalla merda, spesso.

Molte cose belle nascono dalla merda, e forse questa è una di quelle.

Una storia di merda.

mercoledì 4 agosto 2010

Un po' quello che sia.


Ad alcuni piace la poesia.
Ad alcuni, cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.

Piace.
Ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.

La poesia.
Ma cos'è la poesia?
Più di una risposta incerta è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a
questo come alla salvezza di un corrimano.

Wislawa Szymborska.


Questa è una delle più belle poesie che siano mai state scritte sulla poesia. Può essere una poesia uno scritto che parla della poesia? Cioè, capiamoci. Può una poesia avere al suo interno l'aspetto evocativo di cosa è lei per se stessa ? Un vademecum per ricordarsi di se stessi.. è come se un giorno la poesia, sciolte le sue trecce davanti alla toilette, avesse chiesto alle stelle di trovare una propria spiegazione in questo mondo dove poco ancora si scrive e si riflette. A parte che poteva anche chiederlo alle tazzine lasciate sporche nel lavandino, sarebbe stata la stessa cosa.

E' come se la poesia un giorno si fosse alzata e avesse attaccato un post sul frigorifero "cercare me stessa e quello che sono". Si, ci siamo.

Questa è una delle più belle poesie che siano mai state scritte sulla poesia.
Poesia.
Un po' quello che sia, insomma.

Lasciare evadere le proprie sfumature nella mente e avere il coraggio di trasporle su un supporto.

Trasformare i liquidi in parola.

L'incontro, lo scontro, l'amplesso tra un cielo e un quaderno a quadretti. La prima volta di un pesce appena venduto e la carta che lo avvolge.

La stretta di mano tra il caos e l'ordine, la rima e il bacio, tra l'essenza e la boccetta, il confondersi di un vicolo buio e la paura che attanaglia.

Il compenetrarsi tra la bestemmia e la sua dolcissima violenza.

Cos'è la poesia?

Giusto, è un corrimano a cui aggrapparsi.

Mai immagine fu più suggestiva.

La poesia ci salva. Ci fa sentire meno soli, anche quando ci sentiamo come una coppia in silenzio seduta al tavolo di un ristorante.

La poesia è il nostro materasso.

Mi mancano le mani.