venerdì 30 luglio 2010

No, il post-cresima, no.

Ho fatto tutto quello che potevo.
Ho provato ad essere come volevi.
La treccia tirata su che tra poco scendeva il sangue.
Il vestitino a quadretti.

Il catechismo. Quello si che fu una condanna. Sale il mattino e ancora mi ricordo come fosse ora il prete di turno che chiedeva a noi bambini cosa volessimo fare e io ingenua che risposi la stilista. O la scrittrice o la ballerina e la cantante. Quando una voce disse "il falegname" tu, prete di merda, mi guardasti come fossi un alieno, spezzando le mie ali in due minuti all'età di dieci anni già mi sentii incompresa. Il falegname è una bella professione, e tu, arrivista di 10 anni, impara a volare basso, impara ad essere NORMALE.
Cosa vuol dire "Non commettere atti impuri"?

E la suora, la maledetta di turno, mi disse di non andare al bagno con i miei amici.
Porca puttana, sono qui, e in bagno con i miei amici ci sono andata, davvero, tante e tante volte.
E a fare anche cose, che tu, suora malefica impastatrice di paranoie di noi ragazzetti, si, tu, suora con i baffi, cose che nemmeno te le sogni.

Ho provato ad essere come volevi.

Ma fino ad un certo punto.

Finchè una volta vicino all'altare, vicino al sacerdote che mi diede una sberla cresimandomi, infingendomi una chiazza di ipocrisia che nemmeno la volevo avere, chiamandomi Paola quando si sa che mi chiamo Enrica, vestita come peggo potessi, orrenda, che le foto le vorrei bruciare e tutto quello che resta.. si, tu, mi dissi " Vero che farai il post cresima?"

Ci provai. Ma il primo atto sovversivo mi diedero della lavativa.

Chi me lo disse?

Ahahaaha.. una sfigata che voleva professarsi la riparatrice di anime, mi piacerebbe vederti a casa insieme a 4 figli e un padre psicotico, brutta papalina di cacca che non sei altro.

Ho provato ad essere come volevi.

Ma i preti, no. Quelli li vorrei tutti al rogo.

Ho provato ad essere come volevi.

Alejandro, Roberto, Fernando, salvatemi voi.

Menomale che ho la mia pecorella che ancora mi rimbocca le coperte.

Menomale che ci sei, mamma. Ti voglio tanto bene, ma no, il post cresima, no.

mercoledì 28 luglio 2010

Fenomenologia dell'attesa.


Erano tutte sedute sul divano di pezza colorata... tutte e tre una di fianco l'altra... con lo sguardo perso nel vuoto fissavano le facce banali nel televisore accartocciando i respiri lenti e pesanti... stavano aspettando le mestruazioni.

Ed io le guardavo.

Fissavo prima un occhio verde e poi l'altro nocciola, uno azzurro e poi ancora quell'altro verde.

Empatia, si chiama. Stavo in silenzio perchè spesso in molte situazioni si può anche stare zitte. E nel silenzio c'è molta più intimità. Cioè, non è facile permettersi di stare in silenzio, così. Provate ad immaginare due persone sedute a fianco, che stanno zitte, completamente zitte. E continuano a stare sedute di fianco, e i loro culi poggiano sulla stessa medesima assenza di suoni. E stanno bene lo stesso, perchè magari non c'è qualcosa di davvero essenziale da dirsi, e uno sta leggendo un libro e l'altro guardando X factor, che ne sai. Intendo X factor quando c'era Morgan, nota dell'autore indispensabile perchè se qualcuno pensa che io possa solo minimamente citare X factor ora che c'è la Tatangelo e che possa solo per un attimo ancora e un soffio di fiato credere che lo vedrò, beh, è meglio specificarlo subito.

Stare in silenzio insieme è un lusso difficile da permettersi.

Allora andai in cucina e presi un pentolino, lo riempii d'acqua e lo misi sul fuoco.

Dopo dieci minuti mi ricordai che avevo un pentolino sul fuoco e andai ad accendere il fuoco.
Poi preparai LA TISANA.

Sapevo che tante volte avevo anch'io stretto così ferocemente il cellulare nella mano e il lembo del cuscino nell'altra.
Qui serviva un antidoto. LA TISANA dell'erborista che avevo impezzato giù sotto casa avrebbe fatto il suo effetto.

Eravamo tutte e quattro sedute silenziosamente sul divano di pezza colorato in un momento di incredibile notturno.

Realizzai che quella sera non saremo uscite. Le chicche aspettavano impazientemente.

Broken Princess

Capita che succeda tutto ad un tratto. Come un interruttore che premi e boom! Si spegne tutto. Ma non del tutto. Cioè, tutto ma non del tutto non è un concetto molto capibile, la sensazione sottile come una sfoglia di formaggio.. per questo le chiamano sottilette. E si diventa persi della propria luce come un tuono senza fulmine e come un fulmine senza il suo tuono. E quello che eri diventa un patratack. E si diventa interrotte, principesse interrotte come non vorresti mai essere prima di prenderti la corona e appoggiartela in testa. Prenderla dal papa di turno come Carlo il Grande. Queste sono eroine senza eroina, queste sono paroliere del silenzio. Capita di sentirse sbagliate, figliole, interrotte, svuotate, in confusione senza un ti amo. Capita di sentirsi con le virgolette. Ma non siamo le prime.

martedì 27 luglio 2010

Quasi quasi mi faccio uno shampoo.


Chi sei tu per me?

Sei la bottiglia colorata del mio shampoo preferito che una volta vuota tolgo l'etichetta e la risciacquo dagli ultimi residui di liquido amniotico simile a sperma fucsia. E l'asciugo la bottiglia, per bene. Non sembra più quel contenitore seriale che stava prima al supermercato insieme alle sorelle e ai fratelli shampoo. E non sembra nemmeno quella boccia lasciata sopra la doccia insieme al compare balsamo e alla cugina saponetta, al nipote bagnoschiuma e la sorellastra crema per il corpo.
Ora è nuova, diversa, ci potresti mettere dentro qualsiasi cosa, anche l'olio per condire la pasta, o la candeggina per detergere le macchie di un tampax vigliacco.

Questo sei tu per me.

O mio caro involucro, o mio dolce contenitore.. riempiti di una nuova densa forma di vivere, accompagnare, sostenere e supportare.

Consiglio della notte, consiglio Marzulliano un po' zoppicante: l'amore è come lo shampoo, ti pulisce quando vuoi, ma ti rende schiavo della sua stessa essenza e del suo profumo. Non prendete mai in giro uno shampoo. E cambiatene spesso la marca, che di uno ci si affeziona, ma di tanti non si perde mai la speranza. Di trovare quello che veramente non lascerà la bottiglia vuota, quando meno te lo aspetti, e magari il supermercato è chiuso.

Per non parlare del dentifricio, ma è tardi, ho sonno e non ho la minima intenzione di diventare volgare.

domenica 25 luglio 2010

IL NOTTURNO.

Tempi duri per noi guerrieri e non dormivamo mai, insonni contro le proprie forze avanzavamo con la mente i nostri pensieri e i nostri drammi, assaporando ciò del poco di buono che ci rimaneva.
E dovevamo tornare a casa, là ci aspettava un letto più o meno sfatto, più o meno condiviso, e l’idea di quella benché minima sicurezza ci dava la forza e la costanza … sebbene rotti, sodi, sfatti, comunque soddisfatti. C’era chi, come la Dorothy, sceglieva di procedere a piedi con il punto fisso del piumone caldo e morbido accogliente confortante, e chi come noi, artefici di incredibili incubi palpabili … saliva sul Notturno.
Dicesi Notturno l’autobus che attraversava Bologna by night raggiungendo i posti più incredibili e le stelle più cocenti. A volte ti lasciava nel nulla nelle prime ore del mattino, tu lo abbandonavi per poi accoglierne un altro con lo stesso affetto incondizionato dell’inizio. Nascevano amicizie e piccoli stupidi amori alla fermata tanto faticosamente raggiunta, bei momenti, brutti e anche così così. La notte di una data a caso eravamo tutti uniti io, la Nini, Paloma, il Teo, il Narco, il Gian e il Gomez, Amelia e il Pedo, Otto, la Tony, Antonia e Magda e … non mi ricordo. Nevicava e io non me ne accorgevo anche perché le mie mani non erano nelle mie tasche … forse per quello non sentivo il freddo?
Eravamo davvero in tanti, gli stessi della sera prima, del pomeriggio precedente, del tramonto di ieri, i MEDESIMI. Arrivò il Notturno e ci divorò con tutte le nostre aspettative ci perdemmo, così refrattari e confusi, maldestri nelle nostre posizioni poco convinte. Spesso incontravamo il pazzo stressanime con le manie psicotiche delle ricette e dei conti, ogni tanto si alzava dalla sua posizione sparando a salve su noi attoniti.
-“Perché se mio padre mi dà mille euro in mille giorni, io ho un euro al giorno … e la pasta con i ceci, con i fagioli, e il ribes e lo zenzero e i cardi e il ginger … - quanto tempo non sentivo parlare del ginger lo sa solo Dio – e bla bla bla…” - e noi lo si stava ad ascoltare, e si prendevano spunti e appunti, annotavamo le dosi e i grammi di pietanze così esistenzialmente arrangiate e condite …
Teo diceva che si trattava di una persona saggia, e non si sbagliava di tanto, di troppo.
Alle volte si incontravano strani personaggi con strane idee letterarie innovative e flagranti, eleganti nei modi e negli atteggiamenti. Fu la Nini a raccontarmelo l’episodio, appena tornata a casa, davanti ad una tazza di tisana alla scorza di limone, che di tisane noi ce ne intendevamo, e anche di infusi, bevande calde e yogurt.
-“Perché ci siamo stufati di questa letteratura escapista, della fugacità dei panorami e della caducità delle storie. Ora abbiamo bisogno dei qui e dell’adesso!!”-
Perché colui che spaccò tutti i vetri dell’autobus in preda ad un raptus emozionale chiedendo implorando invocando un rifugio per la notte, per la vita … milioni miliardi di pezzetti di vetro che volavano roteando vorticosamente, il panico generale le risate nervose e io uccisa repentinamente rinsavita in braccio al conducente si fermi si fermi … in delirio che ci fece anche ridere tra i mille musi storditi e fare amicizia tra di noi abitanti di via Murri, quelli che la corsa non potevano finirla ma dovevano proseguire verso il proprio personale rifugio seppur un attimo nel caos comprendessimo l’accaduto mediante una sospensione di giudizio paradossale , anche noi in fondo volevamo un riparo, una casa, delle mani grandi dove appisolarci, noi tutti non ci accorgevamo di essere fortunati nel nostro piccolo di avere un tetto … perché lui che spaccò tutti i vetri dell’autobus chi se lo scorderà mai più?
Quasi come l’amico conducente che ci fece sobbalzare dai nostri sopori fermandosi al deposito delle Due Madonne e battendo le mani ci riportò ai nostri doveri di restare sempre e irrimediabilmente svegli e vigili perché nell’autobus non si veniva a dormire, non si doveva, non era cosa buona e giusta, era notte e non capiva un cazzo della nostra attitudine all’autodistruzione velata che a casa avevamo tutto … o più semplicemente era pure lui pazzo schizzato senza possibilità di fuga e di redenzione come tutti noi peraltro annoiati della nostra esistenza che spesso ci faceva soffrire un poco e starci male, e ci faceva venir voglia di smetterla e di farci fuori con le nostre stesse mani e che qualcun altro mandasse avanti la baracca e portasse a casa l’affitto ma noi eravamo troppo impegnati ad infiocchettare le nostre notti per pensarci meno ai nostri piccoli malesseri e al nostro cuore troppo pieno per un mondo troppo vuoto, che senza rendercene conto eravamo tutti uguali e distanti allo stesso modo, perché tutti avevamo un giorno amato e un giorno odiato, un giorno riso e quell’altro no, ma continuavamo sempre e comunque fortemente a volerci svegliare dal torpore, e a ridere, ridere, ridere.
E pure quella notte avevamo riso, io e i miei assistiti … ed io scesa dal Notturno stavo per cadere sul marciapiede. E poi tutti a letto, un’ultima sigaretta che non la sentivamo nemmeno più.
( Nel frattempo, la Dorothy non se la passava meglio. )

Camminare per Bologna...ore due e rotti..rotta io e i muri che mi circondano, spessi, marroni e cantilenanti di esperienze e storie vissute, episodi, notti burrascose, sentieri sommersi di fradice emozioni tintinnanti..essere da sola ma non troppo, camminare con la musica nelle orecchie e sapere, essere convinta che altri hanno solcato le piastrelle consumate di questi vicoli di mattoni gialli, come Hansel lascio sassi e molliche dietro di me .. girandomi a 360° per osservare la scia di storia dietro di me. Dietro di me, vicina a me e lontana come un c'era una volta, penso a quanto sono viva in questo preciso istante dove nulla mi accade e tutto mi capita, viva, palpitante, tossisco scorie colorate che pervadono l'aria di ricordi e delicatezza. Sono io e i portici, e le colonne, e gli archi, e le volte a botti, e i sogni rotti, e le aspettative distrutte ma mai sepolte, sapendo di essere sola ma con un mondo di cose da scoprire, assaporare, condividere, colorare e sognare. Per poi arrivare al fornaio ed entrare nell'odore, nell'essenza gratificante di una pizza appena sfornata, di una birra fresca da assaggiare e consumare con le tue coinquiline a fine serata, in un privè composto da un divano, da un fornello e da tanti cuori che irrompono all'unisono e fanno vibrare. Questa è una passeggiata per Bologna. Questo è un tassello di un puzzle da comporre in una vita da respirare e mangiare, afferrare e gustare con gioia e consapevolezza. Pensando che bisogna bastare a se stessi, perchè siamo nati uno e nessuno, con le nostre forze e il nostro spirito. E che cazzo me ne frega se piove, minchia, ci sono i portici.

domenica 18 luglio 2010

Cosa avranno da cantare questi uccellini?

Siamo nell'epoca dei nutrizionisti. E cmq dei programmi di cucina, dalla Clerici in poi siamo oberati di ricette su come preparare il polpettone e l'amatricina. Cose leggere, insomma. Poi dopo la Clerici è arrivata un'incapace con l'ossessione per gli animalisti, e dopo di lei si parla così tanto di questa cotta e mangiata, che vorremmo davvero vederla cotta, mangiata ma soprattutto bruciata, insieme alla Mondadori e alla Fininvest... e anche a Premium e altre cazzate stupide che tanto c'è lo streaming e nessuno l'ha mai capito. Si parla di cucina e padelle, di aglio e basilico e di come fare rosolare l'olio e affettare la cipolla senza piangere che tanto non ce la fai. Io che porto le lenti a contatto non piango quando affetto la cipolla, ma sarà forse per un fatto di barriere. E qui ho detto tutto. Cmq.. questa è l'era dei nutrizionisti. E di come far colazione, e le cose giuste da mettersi appena sveglie. E' automatico, una doccia, un velo di trucco e un velo sullo slip. Ma vai a cagare brutta cretina, che per prepararti devi metterci come minimo trequartid'ora. E ho detto trequartid'ora. Tutto attaccato che fa più sensazione di tempo lungo. E vaffanculo te e il tuo velo sullo slip. Mi sono davvero rotta il cazzo di questa ipocrisia del primo mattino. Ma nessuno pensa al ritorno a casa? A quanto una persona debba faticare per tornare a casa sana e salva? Cioè, pensiamoci. Magari dopo aver messo la macchina in parcheggio o dopo averla chiusa e prese le chiavi, oppure dopo aver preso l'ultimo Notturno che ti porta in giro per la città e l'hai preso a caso perchè qualche anima te l'aveva indicato, in mezzo alle tue lenti appannate di tempo trascorso tra il cazzeggio.. o tra i libri. Non facciamoci vedere così cialtrone che non è vero. E scappa il sorrisino. Nessuno pensa ai passi felpati come un gatto assonnato pre raggiungere il proprio letto sfatto dal giorno prima, e togliersi il trucco piano piano con la salvietta miracolosa che tanto ti ammazza le cellule sudoripare. E la fame, si la fame che attanaglia, e ti fai un panino improvvisato come la tua vita, un panino giocoliere e circense che i leoni ti fanno un baffo. E ci metti dentro le cipolline e l'insalata di riso della mamma che la fa sempre più buona... si direbbe migliore, ma più buona fa più senso. E poi il prosciutto e la maionese per legare, e una cotoletta per rifinire il tutto e gnam.... gnam gnam gnam, e poi la sigaretta ammazza tutto e poi lavarsi i denti abbondantemente per lavare via le calorie in un qualche senso assurdo. E spazzoli spazzoli per lavare via le scorie e la noia e le pedate nel culo dei giorni senza emozioni che continui a vivere quando ti addormenti sulla monotonia. E poi ti avvicini al letto aggrappandoti a lui come una persona cara, e gli dai la mano assaporando il profumo del tuo corpo lasciato a raffreddare dalla notte prima. e trovi conforto.FANCULO A VOI INTELLETTUALI DI MERDA, FANCULO A CHI TI SALUTA QUANDO VUOLE LUI, FANCULO AI MEZZI SORRISI. FANCULO ALLA MANCANZA DI FANTASIA. FANCULO A CHI TI DICE DI NON CONTARE SU DI TE. FANCULO ALLE PERSONE CHE VIVONO PER FINTA. FANCULO ALLE COPPIETTE SDOLCINATE CHE SI SCRIVONO QUANDO VANNO A CAGARE SU FACEBOOK. FANCULO A CHI PENSA DI ESSERE ARRIVATO QUANDO NON è ANCORA NATO. FANCULO A CHI MI DICE CHE AVER STUDIATO ARTE NON PORTA A NULLA. FANCULO AL MATTINO. FANCULO A CHE MI MANCANO LE SIGARETTE. FANCULO AI BUGIARDI. Fanculo ai nutrizionisti e agli erboristi ladri. E lode a chi leggerà tutto questo che ha avuto la forza e l'intelligenza di non mandarmi a fare in culo.

sabato 17 luglio 2010

Preferisco stare sopra, come le sottilette.

Esiste un detto un po’ banale e sempre sentito: dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Ma dietro questa grande donna chi c’è? Nessuno.

Ci viene da pensare alle madri, alle mogli e alle compagne dei grandi condottieri, dei dittatori vecchi e nuovi della storia, alle donne degli eroi nuovi e antichi: e ci salta alla mente la forza, la tenacia, l’estrema diplomazia e la pazienza delle figure femminili che hanno indirizzato e trattenuto, fermato e supportato i loro compagni. Li hanno aspettati, confortati, informati, appoggiati, salvati.

Hanno tradito per loro, hanno ucciso e mentito.

Giunone ha sempre amato e perdonato il suo sposo, ma la sua immagine si è sporcata di crimini e malefatte: Era la sanguinaria, vittima dei capricci di uno Zeus traditore, esorcizzava la sua gelosia e le sue corna punendo la gente comune e le donne conquistate dal suo uomo, anche con la forza.

Penelope, ad aspettare il suo Ulisse, si è beccata corna e fama da sfigata. Calipso, invece, è passata per una poco di buono.

Lady Macbeth, per avere preso in mano la situazione data la titubanza del Re suo consorte, è stata dipinta come una donna snaturata assetata di gloria. Giulietta si è uccisa ( quando poteva piangere un po’ e mettersi l’animo in pace.) Eva ha preso la mela, causandoci ciclo e parto dolorosi. La bellezza di Elena ha causato una guerra. Ippolita, amazzone guerriera, è temuta e sempre sola. Giovanna l’eretica, Giovanna al rogo. Per non parlare delle streghe che sono sempre state dipinte come brutte e cattive, mentre gli stregoni fanno ridere e sono simpatici. Aspettiamo il principe azzurro e cadiamo addormentate, non pigliandone altri, di pesci. Rosa Luxemburg è stata assassinata e gettata in un canale. Insomma, è vero che dietro ogni uomo c’è una donna, ma che fatica.

Simone De Beauvoir diceva che donne si diventa, non si nasce: ed è vero, ma questa nostra esistenza è fitta di tranelli manco fosse un gioco dell’oca, dove spesso a passare per le oche siamo proprio noi.

Molto spesso non siamo state solo dietro ai nostri uomini, ma sotto, vittime di soprusi, prevaricazioni e ingiustizie.

Preferisco stare sopra. Come le sottilette.